Sinestesia e dono natalizio del Club: un dolce (da) leggere, un dolce (da) ascoltare.
Musica (The Pale King): Giuseppe “Gido” Guidotti + Matteo Daffi
Testo (Il panettone natalizio): Gabriele Buzzi
Buona colazione!
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31 dicembre 2021
«Si salverà chi non ha voglia di far niente, non sa fare niente…»
Diego non ha dubbi, questa volta li avrà tutti in pugno, compresa Lisa quella stronza della sua ex.
Mentre cammina veloce verso casa di Mauro – che li ha invitati a cena per festeggiare la fine del 2021 e il benvenuto a un 2022 che si spera un po’ meno avaro – Diego stringe a sé il sacchetto che contiene il panettone e ripassa, quasi a voce alta, la lezione che si è preparato.
Industriale.
L’anno prima, in una surreale festa natalizia su Zoom, il suo bel panettone di Marchesi – un grande classico del Natale che, tra le altre cose, costa un occhio della testa – era stato bollato come industriale.
A quel tempo stava ancora insieme a Lisa e la cosa non lo aveva infastidito più di tanto. Poi nel tempo il fastidio era cresciuto e si trasformato in qualcos’altro.
Una rabbia sorda, nutrita dalle miriadi di discussione simili sul cibo, sul vino, su bar e ristoranti che Diego aveva ascoltato negli ultimi due anni, ogni volta che si trovava con lei e con i suoi amici.
Infinite, serissime, disquisizioni per decretare quali fossero i prodotti davvero bio, i vini veramente naturali, le procedure di panificazione sostenibili, i locali che valeva la pena frequentare.
Naturalmente chiunque non fosse stato con loro in questa crociata era contro di loro: reazionario, piccolo borghese, renziano, leghista, retrogrado, trumpiano, inquinatore, semplicemente out.
Diego si limitava ad ascoltare in queste disamine, in parte perché non si sentiva abbastanza preparato e updated per intervenire, in parte perché la pensava diversamente e aveva paura di essere messo alla gogna.
Chiariamoci: a tutti piace mangiare sano, bere bene, frequentare locali interessanti, ma forse non è il caso di farne una battaglia ideologica e identitaria di tale portata. Anche perché, è davvero così rivoluzionario pagare un singolo asparago come un piccolo gioiello bianco? Bere esclusivamente vini che la maggior parte delle persone farebbero fatica a permettersi la domenica coi parenti?
Non è una forma estrema di snobismo ingozzarsi di un panettone da 30€ e bollarlo come industriale?
Ma perché ora, imbacuccato a dovere e con il panettone in mano, Diego si sta buttando nelle fauci del leone? È un tentativo disperato di riconquistare Lisa? Non ha di meglio da fare a Capodanno che crogiolarsi nella sua amarezza sentimentale?
O forse vuole dimostrare a se stesso, almeno una volta, che può essere all’altezza di lei e del suo entourage?
Perché questa volta si è preparato, si è documentato, si è confrontato con Paola la sua amica che segue tutti i blog e gli influencer del mondo food&beverage: ed eccolo qui, tra le sue mani guantate, il panettone più cool del Natale 2021.
Prodotto in un piccolo forno di quartiere gestito da tre ragazze con un passato inquieto, solo prodotti selezionati, ricetta tradizionale, una lievitazione faraonica e una confezione in carta riciclata serigrafata a mano da un’artista emergente. Tiè.
Un piccolo capolavoro, da raccontare nel momento clou della serata, poco prima di mezzanotte.
La serata poi si rivela quasi piacevole e vedere Lisa non fa poi così male.
C’è una ragazza di Roma simpatica che non conosce e che anima un po’ la conversazione. Sarà single?
Diego si è ripromesso di bere poco per rimanere lucido e guardingo, ma come sempre non ci riesce e alle dieci è già quasi ubriaco.
Tiene d’occhio da lontano il su bel pacchetto che aspetta il momento giusto per essere scartato. Al padrone di casa e agli altri ospiti ha fatto solo qualche allusione senza rivelare troppo e senza creare aspettative.
Ma, c’è un ma. È un po’ che non vede queste persone e, dopo quasi due anni di mascherine, Diego realizza che i loro volti sembrano raccontare qualcosa che prima non coglieva. Non c’entra nulla qui la teoria, che ogni tanto si sente in giro, per cui le persone hanno tutte un mondo interiore che non possiamo conoscere e di cui dovremmo tenere conto prima di emettere giudizi.
È più un effetto di superficie, la sensazione di essere a una mostra d’arte, una galleria di quadri espressivi e interessanti, fatti di una materia plastica molto duttile.
Diego deve sforzare per non rimanere imbambolato, in ammirazione della realtà.
E così arrivano le undici e mezza: è il momento di prepararsi al brindisi, si dispongono i flûte sul tavolo e si tirano fuori le bottiglie dal frigo.
La scelta del vino ha preso l’ultima mezz’ora, ma Diego non ha partecipato: forte dell’alcool e della sua nuova apertura sul mondo, più che altro ha flirtato con la ragazza dei Parioli, che vorrebbe accompagnare a casa a fine serata, e ha guardato la tv trasmettere in sottofondo il programma polpettone di Capodanno.
Al momento di andare in scena Diego realizza che del panettone, del Capodanno, di fare bella figura con queste persone che si preparano a festeggiare, finalmente con un po’ di convinzione, l’anno nuovo non gli importa poi molto.
Per lui è quasi un sollievo scoprire che qualcuno ha portato anche un dolce della Lidl che si rivela l’essere per tutti i commensali l’oggetto culinario brutalista per eccellenza, una scelta così estrema e di cattivo gusto da risultare l’apice del chic.
Come da copione partono le stories, le risate, gli hashtag e le altre facezie di fine anno.
Ma a questo punto non segue più la conversazione, e mentre tutti brindano guarda oltre i suoi commensali, oltre la televisione, verso i tetti della città e verso il cielo che si illumina di razzi e petardi.
Tornando a casa, seduto sulla Novanta, Diego apre finalmente il suo panettone (ebbene sì, se lo ho è ripreso in sordina, non sapendo come giustificare il mancato revealing a tempo debito).
Dietro di lui c’è un uomo sulla cinquantina che indossa un vestito un tempo elegante e ora molto trasandato; sta ricoprendo i sedili vuoti in fondo all’autobus con dei fogli di giornale. Uno ad uno. Completata l’opera la osserva, ma subito torna a spostare l’ordine dei fogli, come se non trovasse la giusta combinazione.
Diego strappa una grossa fetta del dolce e la offre a un ragazzo dalla pelle ambrata seduto due file più in là che la guarda come se fosse un pezzo d’oro che un giovane Re gli sta offrendo in dono. A lui e a lui soltanto.
Ubriaco e gonfio di panettone Diego si addormenta appena tocca il letto.
Sogna di planare sopra la città tenendo per mano la ragazza di Roma. E sempre nel sogno, una volta posati i piedi a terra, si accorge che le case di Milano sono fatte di morbido panettone: classico, al cioccolato, senza canditi, con la crema al whiskey… e che tutti, ma proprio tutti, ne mangiano una fetta.
Ognuno come gli va.